Presentazione della classe e del progetto.

Salve a tutti! Siamo la classe IV B del Liceo Socio Psico Pedagogico dell'Istituto "Vincenzo Almanza" di Pantelleria composta da 15 alunni, 4 ragazzi e 11 ragazze. Ciò che ci ha spinti a partecipare al progetto “Dalle aule parlamentari alle aule di scuola. Unità, Nazione, Costituzione” è stato il nostro interesse verso i valori del nostro Paese.

Inizialmente, quando la professoressa Stefania Bongiorno ci ha fatto la proposta di partecipare al concorso, eravamo un po’ perplessi poiché non avendo mai partecipato ad un progetto di tale importanza eravamo sprovvisti di informazioni. Ma con l’aiuto della professoressa e della nostra unione siamo riusciti a dar vita alle nostre idee. Abbiamo cominciato a raccogliere tutte le informazioni indispensabili al fine di realizzare un blog utilizzando una metodologia ormai oggi sfruttatissima quale internet è. Ci siamo riproposti di aggiungere quante più informazioni possibili circa i 150 Anni dell'Unità d'Italia, dando a tutti i lettori del nostro blog la possibilità di conoscere, scoprire e approfondire le vecchie e le nuove conoscenze riguardo il nostro paese. Questo è reso possibile dal fatto che avrete la possibilità di leggere e commentare con curiosità tutto ciò che da noi verrà pubblicato, e porre domande alle quali saremo lieti di rispondere =)

Sperando che questo nostro piccolo spazio sia di vostro gradimento, vi auguriamo una buona lettura, la classe IV B.

venerdì 11 febbraio 2011

I 150 anni dell'Unità d'Italia

“Fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”. Così si esprimeva Massimo D’Azeglio alla vigilia dell’Unità d’Italia. Mai parole furono più attuali per descrivere la situazione politica italiana, spezzata tra tribalismi, regionalismi e spinte secessioniste e federaliste. L’Italia arrivò tardi all’Unità e vide il passaggio di diverse forme politiche. Dal regine liberale monarchico passò al fascismo fino a giungere alla democrazia e alla repubblica. Il regime monarchico si fondava sullo Statuto Albertino facente parte delle cosiddette costrizioni flessibili, ovvero le modifiche potevano essere effettuate attraverso delle semplici leggi ordinarie. Ciò rendeva lo Statuto adattabile alle diverse evoluzioni socio economiche, che si sarebbero succedute nello stato di Sardegna prima, e nel regno d’Italia in seguito. Quando Vittorio Emanuele II divenne Re d’Italia, lo Statuto, senza alcuna modifica, divenne la prima legge fondamentale del nuovo stato. Con la marcia su Roma, si apre una nuova fase storica ed istituzionale, incentrata su un partito unico, quello fascista ed il suo capo. Attraverso leggi e modifiche dell’ordinamento dello stato liberale, Mussolini concentrò nelle sue mani tutti i poteri, diventando di fatto l’unico artefice della politica italiana. Si trattò di un vero e proprio passo indietro, dal punto di vista delle istituzioni liberali. L’esistenza del partito unico, violava il principio della rappresentanza. Le camere perdevano la propria autonomia rispetto il potere esecutivo. I diritti dei cittadini erano stati soppressi. Anche in questo caso lo Statuto Albertino fu sostanzialmente modificato, in virtù della sua flessibilità. Il 25 luglio del 1943 il Gran Consiglio del fascismo approvò la sfiducia nei confronti di Mussolini, restaurando le prerogative regie. Il Re così poteva riprendere il comando militare e procedere alla nomina di un nuovo governo; Vittorio Emanuele III sollevò Mussolini dall’incarico di Primo Ministro, lo fece arrestare e lo sostituì con il maresciallo Badoglio. In questo modo si concluse la fase dittatoriale. Ma ormai anche la monarchia , e con essa lo Statuto Albertino, si avviava al declino per lasciare spazio alla repubblica costituzionale. Il 12 aprile del 1944, Vittorio Emanuele III abdicò, nominando a tempo indeterminato il luogo tenente generale del regno, l’erede al trono Umberto di Savoia. Ciò impediva al sovrano di svolgere le sue funzioni. Intanto l’Italia si stava avviando verso la proclamazione della Repubblica. Con il governo de Gasperi ( 10 dicembre del 1945) si diede inizio alla normalizzazione della vita politica italiana; La guerra civile finì, e fu soppressa l’amministrazione militare, per ricreare quella civile. Con le elezioni amministrative si restituiva al popolo la sovranità; con il decreto del 10 Marzo del 1946 si restituiva al popolo il potere di deliberare sulla forma istituzionale dello stato attraverso il referendum. Il 2 giugno del 1946, il popolo italiano scelse per la forma repubblicana ed elesse i deputati dell’assemblea costituente. La Costituzione dell’Italia Repubblicana fu promulgata il 27 dicembre del 1947, ed entrò in vigore il 1 gennaio del 1948, ad un secolo di distanza dalla concessione dello Statuto Albertino.
È dunque questo l’anno in cui saranno trascorsi i Centocinquant’anni dall’unificazione dell’Italia. Un secolo e mezzo durante il quale il paese è cambiato profondamente: ha modificato i propri modelli di riferimento, ha vissuto importanti fenomeni migratori, ha conquistato un posto in primo piano nel panorama internazionale ed ha affrontato e superato momenti di crisi. Le difficoltà, infatti, rappresentano spesso per le società un occasione di rilancio, o, più semplicemente, di riflessione. Così il 2011 e i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’unita nazionale possono essere un opportunità per un dibattito collettivo che, coinvolgendo l’intera nazione, porti a riflettere sul suo passato e sul suo presente per guardare consapevolmente al futuro.
Anche nel 1961 venne fatta festa, ma diversamente: l’Italia che si apprestava a celebrare cento anni di Unità era in grande crescita. Un ottimismo sostanziale percorreva gli Italiani, consapevoli che tanto c’era da fare per vincere la povertà, per continuare ad unificare il paese. Oggi lo spirito collettivo è ben diverso: tira aria, non solo in Italia, di decrescita. Il Risorgimento non è più studiato, molti personaggi sono estranei ad una larga parte degli italiani. Gli italiani stessi hanno un profilo nuovo: nascono meno bambini, cresce rapidamente la presenza di immigrati. Cosa significa allora oggi, o più esattamente, il 17 Marzo 2011, celebrare i Centocinquant’anni dell’Unità?
Oggi dunque, assistiamo ad un fenomeno inverso a quello del risorgimento, e sempre anch’esso irresistibile, verso le autonomie locali.
Quel che conta è impostare bene il tema: se l’unificazione per accentramento è stata una necessità imposta dalle molteplici emergenze, la Costituzione ha indicato una strada di sviluppo istituzionale diversa, ancora da attuare fino in fondo. Recuperare gli slanci “federalisti” dei primi patrioti significa impegnarsi nel senso della sussidarietà, della solidarietà e della responsabilità. Si può crescere solo se ciascuna realtà è capace di iniziativa.

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