Presentazione della classe e del progetto.

Salve a tutti! Siamo la classe IV B del Liceo Socio Psico Pedagogico dell'Istituto "Vincenzo Almanza" di Pantelleria composta da 15 alunni, 4 ragazzi e 11 ragazze. Ciò che ci ha spinti a partecipare al progetto “Dalle aule parlamentari alle aule di scuola. Unità, Nazione, Costituzione” è stato il nostro interesse verso i valori del nostro Paese.

Inizialmente, quando la professoressa Stefania Bongiorno ci ha fatto la proposta di partecipare al concorso, eravamo un po’ perplessi poiché non avendo mai partecipato ad un progetto di tale importanza eravamo sprovvisti di informazioni. Ma con l’aiuto della professoressa e della nostra unione siamo riusciti a dar vita alle nostre idee. Abbiamo cominciato a raccogliere tutte le informazioni indispensabili al fine di realizzare un blog utilizzando una metodologia ormai oggi sfruttatissima quale internet è. Ci siamo riproposti di aggiungere quante più informazioni possibili circa i 150 Anni dell'Unità d'Italia, dando a tutti i lettori del nostro blog la possibilità di conoscere, scoprire e approfondire le vecchie e le nuove conoscenze riguardo il nostro paese. Questo è reso possibile dal fatto che avrete la possibilità di leggere e commentare con curiosità tutto ciò che da noi verrà pubblicato, e porre domande alle quali saremo lieti di rispondere =)

Sperando che questo nostro piccolo spazio sia di vostro gradimento, vi auguriamo una buona lettura, la classe IV B.

mercoledì 23 marzo 2011

Anche...I Francobolli dell'Italia Unita!



Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto al Quirinale, il Ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, con i componenti della Consulta per l'emissione di Carte valori postali e la filatelia della Commissione per lo studio e l'elaborazione delle carte valori postali, che gli hanno presentato i quattro francobolli celebrativi del 150° anniversario della Spedizione dei Mille, verso l'Unità d'Italia, che Poste Italiane emetterà il prossimo 5 maggio, data in cui ricorre la partenza di Giuseppe Garibaldi da Quarto.
Una iniziativa apprezzata dal Presidente Napolitano "perché l'emissione è parte di un programma che stiamo portando avanti di concerto con tutte le istituzioni pubbliche e anche con il concorso di moltissime associazioni private".

Il Capo dello Stato si è complimentato perché vede "veramente crescere le celebrazioni per il 150° anniversario: si può dire che ogni giorno mi giunge notizia di un nuovo contributo a questo programma".
"Io sarò - ha detto il Presidente - a Quarto il prossimo 5 maggio e di lì poi mi recherò la settimana successiva a Marsala a rendere omaggio a quel luogo e a ricordare quell'evento straordinario. Saranno momenti importanti; spero momenti di larghissima condivisione anche di opinione pubblica, anche di condivisione popolare: di riflessione sulla nostra storia e di conferma del nostro impegno di Unità Nazionale".

"Celebrerò a Milano il 25 aprile in questo spirito - ha proseguito il Presidente - perché il 25 aprile non è stata soltanto la giornata della Liberazione ma è stata la giornata della riunificazione del Paese, dopo che per venti mesi l'Italia era stata tagliata in due. Da allora io credo che l'Unità ha superato molte prove e soprattutto ha guidato come una grande stella polare la straordinaria trasformazione dell'economia, della società e delle istituzioni in Italia".

Il Logo

Tre bandiere tricolore che sventolano a rappresentare i tre giubilei del 1911, 1961, 2011, in un collegamento ideale tra le generazioni”, è il logo del 150º Anniversario dell’Unità d’Italia che si celebra proprio quest’anno.
Il logo : allegro, positivo e vivo, è pensato per essere un’ immagine segnale che ricordi il coraggio, il sogno, la gioia profondamente umana che accompagnò i fatti che portarono all’Unità d’Italia: per tirarli fuori dai libri di Storia e trasformarli in emozione ancora attuale. ll logo ufficiale dell’Italia Unita è stato pensato in occasione della celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia dal “Ministero per i Beni e le Attività Culturali”. Scendendo dai motivi ideali più nel dettaglio grafico, la forma della bandiera è il risultato di uno studio che integra le suggestioni di festa, di vele gonfie e di volo d’uccello. Con la reiterazione della forma, si accentua il senso di coralità. Quanto al percorso di creazione del logo, si parte dall’indagine sui simboli sedimentati, primo fra tutti: il tricolore, declinato in una composizione piena di energia, che evoca lo sventolare di bandiere in festa. Inoltre, il logo si presta ad essere facilmente adottato all’interno dei tanti progetti che si svolgeranno nel Paese, senza invadere la specificità di ogni manifestazione.

Un pò di cucina....

...COM’E’ CAMBIATA LA CUCINA ITALIANA IN 150 ANNI DI CULTURA GASTRONOMICA!

La riunificazione? Nel piatto, prima che sui campi di battaglia. La cucina come collante più forte di qualsiasi ideologia e cartina di tornasole di costumi sociali, economia, storia e cultura di una nazione. Se questo vale per l’Italia, è ancora più vero per la Sicilia, terra in cui una vera identità si scopre, forse, solo a tavola. Tutto comincia dallo sbarco dei Mille. Quando Garibaldi arriva a Marsala l’11 maggio del 1860 non trova ad accoglierlo quella folla festante di cui parlano i libri di storia. Sbarcato al porto di Marsala a quasi tre km e mezzo dal centro del paese, l’unica cosa che gli premeva fare era andarsene al letto per poi riprendere il cammino verso l’interno dell’isola all’alba. Anche l’eroe dei due mondi doveva mangiare. Quella sera a Marsala di cibo non ce n’era. Non c’era nemmeno pane, perché i panettieri erano scappati nelle campagne. Le camicie rosse così aprirono i forni e fecero il pane per le truppe. A Garibaldi non restò che l’ospitalità di una famiglia del posto. Quella sera il generale gustò un piatto semplicissimo. Uova sode, salame, una sorta di pasta fritta e dei fichi secchi. Se è vero che, alla fine, mangiamo quello che più ci assomiglia, la “sostanziosa” grezza semplicità degli ingredienti di quella cena non avrebbe potuto rappresentare meglio la concretezza caratteriale e il senso pratico del generale. Ma quello che folgorò Garibaldi quella sera non fu una promessa di fama imperitura nella storia d’Italia, quanto un bicchierino di Marsala che la famiglia gli offrì a fine pasto. Il Marsala gli piacque molto. Dopo due anni tornò a Palermo, ormai da ospite, dai Florio. Lì chiese nuovamente quel Marsala. Non fu difficile trovarlo. Era un vino non filtrato, dolce, un po’ grezzo che gli piacque ancora una volta tantissimo. I Florio, allora, inventarono in suo onore il famoso “Garibaldi dolce”, un tipo di Marsala che tutt’oggi si produce”. Da quel Marsala il viaggio gastronomico della Sicilia è stato lungo – 150 anni- e, per certi versi, anche tortuoso. Ci volevano i 150 anni dall’Unità di Italia perché il Marsala, diventasse un vino internazionale al pari, dei suoi più conosciuti cugini iberici Jerez, Porto e Madeira. Il Marsala, così, fu battezzato come il vino simbolo dell’unità Italiana.

I 150 Anni di Sicilia!

Proprio quest’anno, come tutti abbiamo avuto modo di ascoltare, tramite telegiornali, radio, e quant’altro, oltre all’anniversario dell’Unità d’Italia, ricorrono anche i “150 di Sicilia”.
Noi ragazzi della IV B, in questo progetto, ma soprattutto in quanto “Siciliani”, non potevamo non dedicare alcune righe alla nostra terra.
Andare indietro nel tempo per ricostruire un filo conduttore tra memoria ed attualità che aiuti in qualche modo la comprensione dello stato in cui ci troviamo, è impresa ardua.
Nella nostra mente dovrebbero ancora esserci delle reminiscenze del più importante passo compiuto da Giuseppe Garibaldi per l’annessione al nascente Stato Italiano. La Spedizione dei Mille è un episodio del periodo risorgimentale italiano, avvenuto nel 1860 allorquando un gruppo di volontari, protetto dal Piemonte, al comando di Giuseppe Garibaldi, partendo dalla spiaggia di Quarto in Liguria, sbarcò in Sicilia, presso Marsala, e conquistò il Regno delle due Sicilie, promettendone l’annessione al nascente stato italiano. Il mito è qui rappresentato da Garibaldi che incarna l’eroe liberatore: in Sicilia, da eroe, Garibaldi si fa mito per la rapidità con cui sbaraglia l’esercito borbonico, ma anche per i trattati mitologici che assume la sua figura. Attorno all’esperienza garibaldina, forte di un ampio consenso popolare, si salda la corrente democratica che se, pur sconfitta da Cavour, caratterizzerà il rapporto dell’isola con lo stato unitario.
Capiamo bene quanto sia costato questo passato, lacrime e sangue ai Siciliani e alla Sicilia stessa. L’autonomia Siciliana nacque principalmente dal basso e fu dunque patrimonio comune del popolo siciliano. L’unità oggi, non può essere accettata come dogma. Devono diventare patrimonio culturale di ciascuno le vicende, le scelte, le virtù e i vizi che la connotarono. Occorre avere il coraggio di non dare tutto per scontato, ma di cominciare una seria e puntuale opera di revisione della nostra storia unitaria. La Sicilia e i Siciliani hanno il diritto di sapere, di conoscere la verità.
Riteniamo opportuno riportare qui giù le parole del presidente Napolitano in merito a tale evento:
“[...] L’unità nazionale è un valore a sé. Ciò non vuole dire che tutto va bene e che non ci sono problemi. Ci sono e vanno affrontati. A cominciare da subito […]   

  

Pantelleria in festa!

Giovedì mattina , a Pantelleria, in piazza Cavour, sotto un cielo limpido, le bandiere tricolore sventolavano!
La cerimonia si apre con l'inno di Mameli cantato dalle forze armate, dal sindaco, dai rappresentati comunali, dalle scuole e dalla folla. Il direttore della scuola elementare, Sergio Minori, ha parafrasato l'inno nazionale e ha tenuto un discorso in cui ha ricordato il ruolo fondamentale della scuola e la storia di quest'ultima nel corso dei 150 anni. Successivamente una nostra compagna ha presentato il progetto "Dalle aule parlamentari alle aule scolastiche". In conclusione il discorso del Sindaco di Pantelleria, Alberto Di Marzo. La manifestazioni si è conclusa fra applausi scroscianti e animi orgogliosi di essere italiani!






venerdì 11 marzo 2011

Il Card. Angelo Bagnasco sui "150 anni dell'Unità d'Italia"

L’Unità d’Italia è «un tesoro per tutti» e bisogna partecipare alle sue celebrazioni con «tutte le nostre energie». I vescovi italiani, nel pieno della bufera scatenata dal ministro leghista Roberto Calderoli, intervengono sulle celebrazioni per il 150/mo anniversario dell’unità del paese. Una «ricorrenza» che «dovrebbe trasformarsi in una felice occasione per un nuovo innamoramento del nostro essere italiani», spiega il cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, auspicando che «l’Unità d’Italia sia un tesoro nel cuore di tutti e di ciascuno, a cui tutti vogliano contribuire anche in modo diverso, ma con questo tesoro e convinzione, che appartiene a tutti». I vescovi parlano così di un «bene comune» al quale la Chiesa vuole «partecipare con tutte le energie culturali e nelle forme più varie». Un contributo, quello della Chiesa cattolica, «che ancora una volta può risultare essenziale», ha affermato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo messaggio di saluto fatto arrivare oggi nella sala Quadrivium di Genova nel corso del seminario «Unità nazionale: memoria condivisa, futuro da condividere», promosso dalla Cei e dall’Arcidiocesi di Genova.

Un contributo «essenziale» - ha precisato il capo dello Stato - per «promuovere quel confronto aperto e costruttivo tra diversi orientamenti, cruciale per l’attuazione delle necessarie riforme istituzionali e per il perseguimento di obiettivi di inclusione sociale e integrazione culturale». Un ruolo, quello della Chiesa cattolica, che il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, arrivato a sorpresa in platea, ha salutato come «un grande fattore di unità del Paese, importante «in una fase di disorientamento, di esistenza di corporativismi anche territoriali che si animano sempre di più». Anche il segretario del Pd Pierluigi Bersani, in serata, ha espresso il suo apprezzamento per le parole del porporato, che ha «evidenziato il valore del patto costituzionale su cui si fonda la convivenza come chiave dell’unità della nazione».

Secondo il cardinal Bagnasco, è necessario far «riemergere il senso positivo di essere italiani»»Servono visioni grandi, per nutrire gli spiriti e seminare nuovo, ragionevole, ottimismo«. E il «modo di ricordare questo anniversario deve alimentare la cultura dello stare insieme». Proprio in questo - ha affermato il presidente della Cei - «le comunità cristiane sono chiamate a fare la loro parte: l’Italia deve riscoprire che può contare come sempre sulla Chiesa, sulla sua missione, sul suo spirito di sacrificio e sulla sua volontà di dono». E avverte: «L’unica cosa che dobbiamo temere è una cattiva ricerca storica, una propaganda ideologica, di qualsiasi segno, spacciata per verità storica». Il presidente della Repubblica, che ha ricordato l’apporto di politici e studiosi di formazione cattolica come Fanfani, La Pira, Dossetti, Moro e Mortati, per l’unità del Paese ha sottolineato: «È significativo che al centro della riflessione di oggi sia stata posta la celebrazione di una "memoria condivisa" nella prospettiva dell’impegno per un "futuro da condividere": sintesi di una capacità e volontà di coniugare fede e ragione, riconoscimento della dimensione pubblica e sociale e del fatto religioso, e piena accettazione del valore del metodo democratico in uno spirito di autentica e positiva laicità».

giovedì 3 marzo 2011

Roberto Benigni commenta l'Inno di Mameli

Quanto è rigida la Costituzione Italiana?

Benchè gran parte degli italiani sia probabilmente convinta del contrario, di tutte le costituzioni moderne prese di solito a paragone, la nostra è la più facile da cambiare. In Germania, per esempio, non c'è scampo: tutte le modifiche devono ottenere il consenso di alemeno 2/3 dei membri delle Camere. Così anche in Portogallo, in Giappone, che inoltre vuole l'approvazione del popolo tramite referendum, e in Belgio, dove è previsto che siano elette nuove Camere prima della votazione finale della riforma. Anche in alcuni paesi nordici, come la Norvegia, la Svezia e la Danimarca, sulla falsariga della Costituzione rivoluzionaria francese del '91, è previsto che il Parlamento che propone una riforma costituzionale venga sciolto e sia rinviato alle nuove Camere l'approvazione finale, e spesso aggiungono anche l'approvazione diretta del popolo con il referendum. Così anche in Grecia, dove sono previste due deliberazioni successive delle "vecchie" Camere e una delle "nuove", imponendo comunque, prima o dopo, che sia raggiunta la maggioranza dei 3/5 dei deputati. In Spagna le riforme richiedono la maggioranza almendo dei 3/5 dei membri delle Camere, ma per le riforme più importanti è prescritto che le due Camere votino a maggioranza dei due terzi, siano poi sciolte, indette le elezioni e convocate le nuove Camere, che devono riapprovare ancora con la stessa maggioranza la proposta di riforma - proposta che, infine, deve essere sottoposta a referendum. negli Stati Uniti gli emendamenti devono passare attraverso un doppio filtro, quello del Congresso e quello dei parlamenti degli Stati membri, e le maggioranze richieste variano, tra proposta e approvazione finale, dai 2/3 ai 3/4 dei voti (si pensi che l'approvazione del XXVII emendamento della Costituzione americana ha richiesto un procedimento durato più di due secoli!). Solo in Francia è possibile cambiare la Costituzione con voto a maggioranza semplice delle due Camere, ma occorre anche l'approvazione del popolo tramite referendum: questo può essere evitato solo se le camere, convocate a congresso dal Presidente sella Repubblica, approvano la proposta a maggioranza dei 375 dei voti validi.
E in Italia? La nostra Costituzione prevede un procedimento forse un po' macchinoso, ma per nulla difficile. La via principale per modificare la Costituzione è il consenso di uno schieramento così vasto di forze politiche da ripetere le stesse condizioni di compromesso tra le diverse componenti politiche che hanno consentito a questa Costituzione di nascere. Però, per non rendere troppo difficile il meccanismo e per non regalare a minoranze parlamentari relativamente piccole il potere di veto, si è prevista anche la possibilità che la modificazione della Costituzione sia voluta e decisa dalla sola maggioranza di Governo, salvo la possibilità delle opposizioni di ricorrere al corpo elettorale. Se spesso è così difficile modificare la Costituzione italiana, le cause non sono giuridiche, ma solo politiche.

martedì 1 marzo 2011

L'Italiano una lingua per pochi

Siamo intorno al 1870, l'Italia era ancora un Paese dove si parlavano innumerevoli dialetti. Soltanto il 2,5 per cento della popolazione parlava l'italiano. L'80 per cento degli abitanti era analfabeta. In regioni progredite come la Lombardia, il Piemonte e la Liguria i livelli di anlfabetismo toccavano il 50 per cento: ma quando si andava nel Centro e nel Sud la massa degli analfabeti raggiungeva un drammatico 90 per cento. La nazione che nasceva era stata voluta da una ristretta schiera di intellettuali e di borghesi, da una élite di patrioti aristocratici che si erano nutriti di un mito sognato nel nome di Dante, Petrarca e Boccaccio ed esaltato dalla grandezza antica di Roma. Quel mito, per realizzarsi, aveva avuto bisogno degli sforzi congiunti, sia pure ideologicamente divergenti, di Mazzini, Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele II, ma si era pure servito di una favorevole congiuntura internazionale che era stata abilmente sfruttata dallo statista piemontese e dall'audacia dei Mille in camicia rossa. Era stato un risultato miracoloso che in dieci anni aveva congiunto, in un unico Stato, un insieme di città e di regioni cariche di cultura, d'arte e di storia, ma anche un popolo assai eterogeneo di 26 milioni di abitanti, in gran parte analfabeti, relegati in un universo rurale separato, povero e spesso affamato, con un tasso di mortalità infantile così elevato (29,8 per cento) da evidenziare senza appello le condizioni di generale arretratezza. Solo le città rappresentevano il segno della maestosa grandezza passata e della speranza futura.