Presentazione della classe e del progetto.

Salve a tutti! Siamo la classe IV B del Liceo Socio Psico Pedagogico dell'Istituto "Vincenzo Almanza" di Pantelleria composta da 15 alunni, 4 ragazzi e 11 ragazze. Ciò che ci ha spinti a partecipare al progetto “Dalle aule parlamentari alle aule di scuola. Unità, Nazione, Costituzione” è stato il nostro interesse verso i valori del nostro Paese.

Inizialmente, quando la professoressa Stefania Bongiorno ci ha fatto la proposta di partecipare al concorso, eravamo un po’ perplessi poiché non avendo mai partecipato ad un progetto di tale importanza eravamo sprovvisti di informazioni. Ma con l’aiuto della professoressa e della nostra unione siamo riusciti a dar vita alle nostre idee. Abbiamo cominciato a raccogliere tutte le informazioni indispensabili al fine di realizzare un blog utilizzando una metodologia ormai oggi sfruttatissima quale internet è. Ci siamo riproposti di aggiungere quante più informazioni possibili circa i 150 Anni dell'Unità d'Italia, dando a tutti i lettori del nostro blog la possibilità di conoscere, scoprire e approfondire le vecchie e le nuove conoscenze riguardo il nostro paese. Questo è reso possibile dal fatto che avrete la possibilità di leggere e commentare con curiosità tutto ciò che da noi verrà pubblicato, e porre domande alle quali saremo lieti di rispondere =)

Sperando che questo nostro piccolo spazio sia di vostro gradimento, vi auguriamo una buona lettura, la classe IV B.

martedì 1 marzo 2011

L'Italiano una lingua per pochi

Siamo intorno al 1870, l'Italia era ancora un Paese dove si parlavano innumerevoli dialetti. Soltanto il 2,5 per cento della popolazione parlava l'italiano. L'80 per cento degli abitanti era analfabeta. In regioni progredite come la Lombardia, il Piemonte e la Liguria i livelli di anlfabetismo toccavano il 50 per cento: ma quando si andava nel Centro e nel Sud la massa degli analfabeti raggiungeva un drammatico 90 per cento. La nazione che nasceva era stata voluta da una ristretta schiera di intellettuali e di borghesi, da una élite di patrioti aristocratici che si erano nutriti di un mito sognato nel nome di Dante, Petrarca e Boccaccio ed esaltato dalla grandezza antica di Roma. Quel mito, per realizzarsi, aveva avuto bisogno degli sforzi congiunti, sia pure ideologicamente divergenti, di Mazzini, Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele II, ma si era pure servito di una favorevole congiuntura internazionale che era stata abilmente sfruttata dallo statista piemontese e dall'audacia dei Mille in camicia rossa. Era stato un risultato miracoloso che in dieci anni aveva congiunto, in un unico Stato, un insieme di città e di regioni cariche di cultura, d'arte e di storia, ma anche un popolo assai eterogeneo di 26 milioni di abitanti, in gran parte analfabeti, relegati in un universo rurale separato, povero e spesso affamato, con un tasso di mortalità infantile così elevato (29,8 per cento) da evidenziare senza appello le condizioni di generale arretratezza. Solo le città rappresentevano il segno della maestosa grandezza passata e della speranza futura.

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